A settembre del 2022 è uscito “Tutta intera”, il potente e brillante romanzo d’esordio della giovane scrittrice Espérance Hakuzwimana, meglio conosciuta su instagram come “Una vita di Stendhal”.
Una ragazza poco più che trentenne, che però ha già molto da raccontare. Un passato complicato alle spalle che traspare anche in questo suo libro, che ho letteralmente divorato nel giro di pochissimi giorni. Una storia intensa e toccante che invita alla riflessione, assolutamente consigliata!
Sara e i ragazzi di Basilici
Sara, cresciuta nel quartiere Bellafonte di una città mai chiamata per nome, è la figlia adottiva di un professore di liceo e della cuoca dell’asilo. Ogni settimana attraversa il Sele, il fiume che taglia in due la città, per recarsi alla scuola dell’altro quartiere di Basilici, dove Don Paolo le ha trovato lavoro come insegnante per un corso di potenziamento della lingua italiana.
Il confronto con i ragazzi di Basilici, però, è tutt’altro che semplice: Taja, Giulio Arbour, Charlie Dì… ognuno di loro ha una storia da raccontare, parlano le lingue più disparate, sembrano avere un mondo tutto loro e voler tenere fuori le altre persone. Sara si sente esclusa, guardata con sospetto e fatica a capire il linguaggio con cui si esprimono.
I suoi alunni l’hanno soprannominata “signorina Bellafonte” perché cresciuta nella parte più benestante della città. Lo zio è il guardiano del frutteto e da quelle parti le pesche sono considerate un bene prezioso perché sfamano molte famiglie. Nonostante Sara abbia il loro stesso colore di pelle, fatica a essere considerata una loro pari.
Il confronto con gli studenti di Basilici, quartiere che è ormai considerato alla stregua di un ghetto, inizia a insinuare in Sara riflessioni sempre più profonde e, quando Charlie Dì scompare improvvisamente e si verifica un terribile atto vandalico ai danni del frutteto, tutte le sue certezze e consapevolezze sembrano venire meno.
Da piccola era convinta di avere confini certi e definiti, fino a poco tempo prima si sentiva intera. Ora invece è spaesata, quasi impaurita e capisce di avere ancora molti pezzi da ricucire. Saranno proprio i suoi studenti ad aiutarla a ricostruire la sua identità? Forse Don Paolo, affidandole questo incarico, aveva già visto una parte di lei che invece lei ancora non conosceva.
Un romanzo palpitante e riflessivo
Quello di Espérance è un romanzo d’esordio brillante, potente, dal ritmo palpitante. Lo stile narrativo è secco, asciutto, senza fronzoli e sa arrivare dritto al punto. I capitoli sono brevi e vi è un continuo passaggio tra presente e passato. La protagonista racconta, sempre in prima persona, la sua infanzia dopo essere stata adottata da una famiglia bianca, italiana. Un’infanzia non sempre facile, a scuola a volte veniva presa in giro, ma scaldata dall’amore incondizionato dei suoi genitori.
E poi c’è un presente in cui Sara fatica quasi a trovare il suo posto nel mondo: avrebbe voluto insegnare, come suo padre, e invece ha deciso di mollare gli studi. Forse il lavoro affidatole da Don Paolo arriva proprio nel momento giusto. I ragazzi di Basilici la mettono di fronte ad una realtà a cui lei non aveva dato il giusto peso, la invitano a guardare il mondo con occhi diversi.
A me è piaciuto moltissimo lo stile narrativo, uno stile giovane e fresco, a tratti insolito, che invita alla voracità della lettura.
“Tutta intera” è un romanzo di formazione sulla ricerca della propria identità, sulla paura del diverso e sul desiderio spasmodico di appartenenza. Una storia intensa, che aveva urgenza di essere raccontata e che ci invita a riflettere in una società dominata ancora da troppi pregiudizi e stereotipi di genere.
Bellafonte, Basilici, San Giacomo e Rossini, i quartieri citati all’interno della storia, non trovano corrispondenza nella realtà, ma penso che Espérance abbia tratto ispirazione anche da alcune vie, quartieri e piazze torinesi: leggendo capirai il perché. Sarei curiosa di scambiare quattro chiacchiere con lei proprio per sapere se ho ragione!
I personaggi sono molto ben caratterizzati e sembra quasi di conoscerli da sempre. Le loro storie e quella di Sara, che si intreccia inevitabilmente alla vicenda personale dell’autrice, ti entrano sotto pelle ed è difficile lasciarle andare una volta chiuso il libro.
L’autrice
Espérance Hakuzwimana Ripanti è nata in Ruanda, Africa, nel 1991 ed è riuscita a sopravvivere ad uno dei più terribili genocidi del ventesimo secolo. Per qualche tempo è rimasta in un orfanotrofio gestito da un’associazione italiana fino a quando ha trovato, fortunatamente, una nuova famiglia. Cresciuta in provincia di Brescia, dopo il diploma ha studiato all’università di Trento e nel 2015 si è trasferita a Torino dove ha frequentato la Scuola Holden per specializzarsi in giornalismo, media e comunicazione.
Oggi è una scrittrice e attivista culturale e da qualche anno lavora come speaker per Radio Beckwith Evangelica in un programma in cui parla di libri e attualità. Collabora, inoltre, con “Razzismo brutta storia”, un movimento che lavora con bambini, ragazzi, associazioni, scuole, carceri e biblioteche per smontare gli stereotipi alla base di tutte le discriminazioni.
Nel 2019 è uscito il suo libro autobiografico “E poi basta. Manifesto di una donna nera italiana”, in cui racconta, attraverso episodi di vita quotidiana, lettere, citazioni e frammenti di diario, di come ha vissuto sul suo corpo le conseguenze del razzismo e di cosa significhi essere una donna nera in Italia.
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