“Qui saremo al sicuro…“
Francesca e la sua famiglia non potrebbero essere più felici di così: hanno appena lasciato Milano per trasferirsi in un perfetto e tranquillo quartiere residenziale di Roma. Lei potrà finalmente dedicarsi al lavoro dei suoi sogni, illustrare un libro per bambini, suo marito Massimo avrà un impiego di tutto rispetto e le loro figlie, Angela ed Emma, potranno andare nelle migliori scuole e giocare spensierate nel grande giardino condominiale.
Quello che però sembra un condominio idilliaco, popolato da persone tranquille e conviviali, si trasforma ben presto in un incubo. Una bambina scompare improvvisamente e, da quel momento, nulla sembra più essere lo stesso. Massimo assume un comportamento distaccato e distante, mentre Francesca passa sempre più tempo a casa da sola con le bambine e inizia a guardare i vicini con sospetto, entrando così in una spirale di paranoie: si sente quasi sul punto di impazzire. Di chi può veramente fidarsi?
La casa, prima accogliente, rassicurante, confidente e amica, diventa complice e al tempo stesso nemica: bisbiglia, suggerisce e impartisce ordini. La protagonista è preoccupata per la tragedia che si è consumata ma non riesce a non pensare a sé stessa: si sente fortunata ma anche egoista per aver scampato la disgrazia, si interroga continuamente sul suo ruolo di madre e arriva a mettere in discussione anche il suo ruolo di moglie quando si invaghisce inaspettatamente di un vicino di casa.
Ma Francesca è davvero riuscita a scamparla? L’autrice pare voglia dirci il contrario: il torbido sembra espandersi e contaminare anche chi ne è apparentemente lontano…
L’aura del male
Ispirandosi a un fatto di cronaca realmente accaduto nel palazzo di Bari in cui viveva con i genitori e la sorella, Antonella Lattanzi ha deciso di raccontare questa storia nel suo ultimo romanzo “Questo giorno che incombe” poiché sentiva che il male che si era consumato in quel luogo continuava ad aleggiare ed era ancora percepibile: “Lo vedevo io. Lo vedeva mia sorella. Vedevamo tutto insieme, al tempo. Era impossibile non vederlo. Ma io e mia sorella non ci chiedevamo perché. Eravamo praticamente nate lì”.
“Da piccola a Bari ci trasferimmo in un nuovo condominio“, ha raccontato in un’intervista. “Un uomo avvicinò mio padre e gli disse che poco tempo prima una bambina era scomparsa. Ho sempre saputo che questa storia avrei dovuto raccontarla“. L’autrice ha quindi deciso di scrivere questo romanzo quasi per voler metabolizzare e comprendere la vicenda. Ecco allora che realtà e finzione si mescolano: Antonella diventa la protagonista del proprio racconto.
“Questo giorno che incombe” mescola il romanzo psicologico al thriller e pone l’accento sui legami familiari, sui dubbi e le ambiguità del matrimonio e del rapporto con i figli. È un libro che ho amato molto sia per la storia ma anche per lo stile di narrazione: con un ritmo sempre più incalzante e una lingua ipnotica, l’autrice narra una vicenda tetra in cui racconta il sospetto, il dolore ma anche la speranza, indagando le pieghe più oscure dell’animo umano.
Un romanzo che non puoi fare a meno di divorare ma che, al tempo stesso, vorresti non finisse mai.
L’autrice
Nata a Bari nel 1979, Antonella Lattanzi è scrittrice e sceneggiatrice e attualmente vive a lavora a Roma. Il suo primo romanzo è stato “Devozione”, del 2010, al quale hanno fatto seguito “Prima che tu mi tradisca” (finalista al Premio Stresa 2013) e “Una storia nera” nel 2017, vincitore del Premio Cortina d’Ampezzo e tradotto in dieci paesi. Collabora con Tuttolibri de La Stampa e con Il Venerdì de La Repubblica, inoltre ha sceneggiato “Il campione”, film Nastro d’Argento per l’Opera Prima di Leonardo D’Agostini.
In “Questo giorno che incombe”, pubblicato in Italia nel gennaio 2021 da Harper Collins e candidato al Premio Strega 2021 dal collega scrittore Domenico Starnone, l’autrice racconta “la solitudine delle donne e il corpo a corpo con il male”. In un’intervista, l’autrice ha dichiarato: “Nelle mie storie parto sempre da un fatto vero per poi inventare, è il modo di procedere e di credere nelle possibilità del romanzesco”.